FIP - Peritonite Infettiva Felina
Cos’è la Peritonite Infettiva felina (FIP o PIF)
La peritonite infettina felina (detta FIP o PIF) è una malattia letale del gatto che si sviluppa improvvisamente e nel giro di pochissimo tempo (poche settimane o addirittura pochi giorni) è in grado di debilitare e spegnere completamente la vita di un gatto. I meccanismi che regolano l’insorgenza di questa malattia sono estremamente complessi e non ancora completamente noti ma di seguito potrete farvi un’idea di cos’è la FIP e come si contrae.
Il ruolo dei coronavirus
Immaginate di essere un po’ influenzati. Siete consapevoli che il vostro stato è dovuto al fatto che in qualche modo e in qualche momento non precisamente identificabili (magari in
metro? magari in ufficio? sull’autobus? chi può dirlo…) il vostro organismo è entrato in contatto con un virus. Sapete anche che l’indolenzimento e/o la febbre sono sintomo di questo “attacco” e
vi aspettate che ci vorrà qualche giorno prima che il virus abbia fatto il suo decorso e il vostro organismo lo combatta, permettendovi di tornare in forma.
Tutto quel che fate è prendere una tachipirina per contenere la febbre ma per il resto bisogna solo aver pazienza…
Anche i gatti, esattamente come gli esseri umani e altri mammiferi, possono essere vittime di virus ambientali e anche loro possono avere qualche giorno di debilitazione (un po’ di diarrea, un
raffreddore passeggero) per poi tornare in forma a volte anche senza intervento farmaceutico.
Uno dei tipi di virus più diffuso che possono causare questo genere di disturbi nei gatti è il “coronavirus”, così chiamato per via della forma a corona.
I coronavirus sono responsabili di malesseri passeggeri nei gatti, quali diarrea e/o affezioni respiratorie che si risolvono spesso con qualche giorno di riposo ma molto spesso possono essere debellati dall’organismo del micio senza dare alcunissimo sintomo.
Perchè i gatti si ammalano di FIP?
Nei gatti che si ammalano di FIP avviene una cosa molto strana che la scienza non è ancora riuscita completamente a spiegare.
Il micio, in qualche modo e in qualche momento, entra in contatto con un coronavirus. In un certo senso, “prende l’influenza” che, come abbiamo appena detto, può essere sintomatica oppure
no.
Il virus può albergare nel corpo del micio per un tempo più o meno lungo (giorni ma anche mesi o anni!) che dipende da quanto efficacemente il suo sistema immunitario è in grado di reagire per
espellerlo definitivamente e da quante occasioni ha il micio di entrare ripetutamente in contatto con un coronavirus (se un micio vivesse in un ambiente saturo di virus o con un altro gatto
affetto, lo ri-contrarrebbe ripetutamente).
In alcuni gatti, secondo meccanismi non ancora chiari alla scienza, il virus ospitato dall’organismo per tutto questo tempo, può trasformarsi, mutare: il sistema immunitario del gatto, già
impegnato nella difficile lotta di espulsione del coronavirus originario, si ritrova adesso ad affrontare un “nuovo” nemico. Purtroppo, questo nemico è molto più furbo del precedente perchè è
capace di “nascondersi” tra le cellule dell’organismo, confondendosi persino tra quelle deputate a combatterlo! In un certo senso, è come se il sistema immunitario fosse dotato di un esercito
all’interno del quale ci sono degli eversori che, notte tempo, organizzano la rivolta.
Infatti, i coronavirus mutati hanno una struttura tale per cui il sistema immunitario non riesce a riconoscerli, oppure sviluppa una risposta talmente forte da lesionare l’organismo stesso! In
pratica, il sistema immunitario va in confusione, sa che c’è un nemico da attaccare e quindi ingrossa le file del suo esercito. Nel contempo, però, a man mano che l’esercito si ingrossa, aumenta
anche il numero degli eversori, finchè l’esercito non si ritrova a combattere addirittura contro se stesso, autodistruggendosi.
Da cosa dipendono i sintomi della FIP?
Le conseguenze di questa battaglia possono essere due (e possono verificarsi insieme):
- i vasi sanguigni si infiammano e a causa dell’infiammazione si forma del liquido derivato dal sangue (detto essudato) che si accumulera’ nell’addome, nel torace, nel sistema nervoso, nella retina
- il sistema immunitario produce una tale quantita’ di cellule deputate alla battaglia in corso da intossicare l’organismo stesso e, in particolare, fegato, rene, pancreas, sistema nervoso centrale all’altezza dei quali iniziano a formarsi granulomi
A questo punto, il micio è malato di FIP in fase conclamata e può presentare una fila di sintomi che vanno dal versamento toracico e/o addominale, ad una insufficienza
epatica/pancreatica che lo infiacchiranno con il passare dei giorni fino a spegnerlo definitivamente.
È importante dunque capire che tutti i sintomi classici della FIP non sono la malattia di per sè ma solo la conseguenza ultima di una fortissima risposta del sistema
immunitario… contro se stesso :( ed è originata da un banalissimo virus che per cause sconosciute muta nell’organismo che lo ospita.
La FIP è contagiosa?
Come abbiamo detto, la FIP si origina dalla mutazione, dalla trasformazione all’interno dell’organismo di un comune virus della famiglia dei coronavirus in un qualcosa
che il sistema immunitario non riesce a riconoscere.
La malattia, quindi, è un qualcosa che si riferisce allo specifico gatto che l’ha sviluppata e come tale non è trasmissibile nè prevedibile (non si può trasmettere nè prevedere una mutazione!).
Quel che i gatti possono trasmettersi vicendevolmente è il coronavirus così come gli umani l’influenza ma che questo possa poi trasformarsi o meno in ciascun soggetto, è assolutamente individuale e non predicibile in alcun modo.
Esiste una forma di prevenzione da FIP?
Sarebbe molto bello poter rispondere positivamente a questa domanda ma temo di non poterlo fare.
In teoria, la prevenzione migliore consiste nell’avere gatti negativi al coronavirus (se il virus non è in circolo, non può mutare), il che è come dire avere persone che stabilmente non hanno
l’influenza.
Tuttavia, i coronavirus vivono normalmente nell’ambiente esattamente come i virus influenzali umani per cui sono molteplici le occasioni in cui un gatto potrebbe contrarne uno, così come sono
molteplici le occasioni per un essere umano di contrarre l’influenza, soprattutto d’inverno.
Allora, la miglior forma di prevenzione resta fornire al micio un ambiente e uno stile di vita tali da mettere in condizioni il suo sistema immunitario di reagire efficientemente all’attacco di
un coronavirus, espellendolo in fretta e con decisione prima che una qualunque mutazione possa accadere. L’assenza di stress, l’igiene e il numero adeguato di cassette e di ciotole (è bene
disinfettare tutto almeno una volta a settimana con 1 volume di candeggina e 32 d’acqua), un numero di gatti mai troppo elevato nello stesso ambiente, sono le norme di prevenzione minime per
contenere i rischi.
Inoltre, negli ultimi anni i ricercatori si stanno concentrando sempre di piu’ sui fattori genetici che regolerebbero le risposte immunitarie. Sembrerebbe, infatti, che la tendenza a sviluppare
la FIP (ossia a sviluppare la mutazione) sia riconducibile ad una predisposizione che i gatti erediterebbero dai loro genitori.
Infine, è d’obbligo sottolineare come, purtroppo, l’insorgenza della malattia sia legata banalmente alla sfortuna. Come tutto ciò che dipende dal caso, anche l’insorgenza di una mutazione che può trasformarsi in una malattia letale, sfugge semplicemente al nostro controllo, per inseguire una logica di malasorte a cui certi mici sembrano ineluttabilmente legati.
(A Giuliano)
Design e Grafica © 2005-2008 Salvo Rinzivillo.
Testi © 2005-2008 Sonia Campa.